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Recupero line

Tra gli edifici civili di rilevanza culturale presenti nell’abitato di Fagagna sicuramente un posto di rilievo spetta alla “Casa della Comunità”. La prima traccia della volontà di realizzare la “Casa della Comunità” si ha nel 1456, quando il gastaldo Giovanni di Fagagna presenta domanda per la costruzione di un nuovo Palazzo Pubblico. Il Palazzo rispecchia la tipologia classica degli edifici pubblici dell’epoca in area veneta. La facciata, giunta integra fino ad oggi, è sobria, caratterizzata da ampie aperture del porticato e dalla trifora del primo piano, sormontata dal riquadro in pietra raffigurante il leone di San Marco, emblema della dominazione veneziana. Il progetto ha previsto il riutilizzo degli ambienti come sale di pubblico spettacolo per una capienza massima di 150 persone al piano terra e 90 persone al piano primo. Il tema progettuale principale è stato la chiusura della loggia con una vetrata che permetta la percezione del vuoto sotto il primo piano, ma che protegga lo spazio dalle intemperie. Al piano primo si è intervenuti con un rifacimento del soffitto dell’ambiente principale, garantendone l’utilizzo come sala conferenze e sala esposizioni. Sono stati molteplici, anche se di minore impatto simbolico, gli interventi esterni al fabbricato.
Sul lato ovest dell’edifico era presente una scala di sicurezza a servizio della sala al piano primo. Tale scala, in
acciaio zincato, mal si adeguava al contesto architettonico esistente, caratterizzato da elementi in muratura
in pietra. Si è optato per una soluzione che si relazionasse al muro esistente facendolo diventare l’elemento

regolatore al quale si aggrega la via di fuga.
Il muro maschera parte della rampa verso monte e, quando il percorso arriva a una quota di circa 1.50 m dal piano
campagna, esce verso strada con un parapetto anch’esso in pietra a vista. Il progetto ha previsto anche la
realizzazione di un muro di contenimento posto sul fianco nord-est la cui altezza varia secondo la quota del pendio
esistente. Esso viene “appoggiato” all’edificio e basato su una nuova fondazione svincolata da quella esistente, per evitare un suo sovraccarico. Il muro, in c.a., è poi stato rivestito con pietrame alla sommità, in continuità con le
sovrastanti antiche mura, e collegato mediante una trave superficiale in c.a. al bordo anteriore delle mura, in modo
da puntellarne il piede.
Si sono infine operati degli interventi più tecnici, data la presenza, dopo i maggiori eventi piovosi, di infiltrazioni d’acqua in alcuni locali. Al fine di identificare le cause del fenomeno è stata condotta un’indagine idro-geognostica in grado di mostrare quale fosse l’andamento delle falde e delle filtrazioni in prossimità dell’edificio. Si è trovato che le acque che si infiltravano subito a monte del perimetro nord dell’edificio probabilmente si insaccavano in ambiti idraulicamente chiusi a tergo e al di sotto dell’edificio. Si è intervenuti dunque, sia internamente all’edificio, scavando una trincea drenante nella sala maggiore e posizionando fori di drenaggio a monte dell’ascensore; sia esternamente, posizionando una serie di dreni suborizzontali sotto l’edificio e un sistema di canali di scolo sul retro.

Casa Comunità

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